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La bomboniera come pegno e portafortuna d'amore

Nel corso di questi anni la bomboniera ha saputo reinventarsi per evitare di finire nascosta in qualche cassetto. Gli sposi vogliono donare un oggetto in grado di sorprendere i loro ospiti. Oggi in tanti puntano su una poesia in carta pergamenata arrotolata e chiusa da uno smagliante fiocco di raso se non addirittura su libri con famose poesie d'amore, utilissimi per chi è ancora single per conquistare, come Cyrano de Bergerac, l'amore della propria vita.

In tanti regalano bicchieri da Martini stile james Bond, minuscole caffettiere colorate da una tazza e persino cavatappi dal design intrigante per festeggiare negli anni che verranno momenti speciali, ricordando chi ha fatto dono di quest'attrezzo così utile e speciale. Parola d'ordine: farsi ricordare. Così must have assoluto è ancora oggi tutto ciò che è non solo in argento, ma anche firmato, come Tiffany & Co per un risultato sempre chic, difficilmente criticabile sia per l'argento che per la griffe.

Storicamente le bomboniere contengono un sacchetto con confetti che per tradizione devono essere bianchi alla mandorla e in numero di cinque che simboleggiano le cinque qualità della vita di coppia: felicità, salute, fertilità, lunga vita e ricchezza.

Il termine “bomboniera” deriva dal francese “bombonniere”, coniato nella Francia di Luigi XIV dove si usava regalare agli sposi una piccola scatoletta in madreperla, oro o avorio, di bon bon, cioè di piccoli dolci.

Ma in Italia è solo nel 1896, in occasione del matrimonio tra il futuro re d’Italia Vittorio Emanuele ed Elena del Montenegro che la bomboniera diventa il classico dono da fare agli ospiti alla fine della festa di matrimonio come ringraziamento per la loro partecipazione ad un evento così romantico.

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