"Ecco cosa evoca nell'immaginario popolare la parola “couture”: ricami delicati, fragili come pizzi; gonne fatte da incantevoli lavorazioni di seta; abiti fiabeschi, una visione immutata dall'apice della moda negli anni '50.
Ma chi dice che questo è ciò che deve essere la couture? In questa mia terza collezione per Schiaparelli, ho voluto sfidare l'idea di cosa sia, e debba essere, la couture, realizzando abiti che rispettino la tradizione non solo di questa Maison, ma anche l'arte maestra di chi lavora per realizzare un abito, mentre allo stesso tempo esplodono cliché associati a questo genere di couture.
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Voglio creare una casa di moda alternativa: qui, la fantasia non è fatta con abiti da principessa o abiti “garbati”; qui, la fantasia è dentro.
Questi sono abiti che ti rendono consapevole del tuo corpo, che e come ti muovi nel mondo. Elsa Schiaparelli realizzò anche abiti che tormentavano il corpo, ma le sue intenzioni non furono mai macabre; invece, ha incoraggiato un'esplorazione infantile e non nevrotica della forma umana.
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Le sue vesti celebravano la gioia pura, la gioia di mettersi in mostra come fa un pavone per mostrare la sua bellezza al mondo. Abbiamo iniziato scartando le solite silhouette della couture.
Volevo prendere dei pezzi che non "dovrebbero" essere mostrati in questo contesto: i pantaloni, per esempio; un bomber che invita le persone ad indossarli di nuovo.
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Anche le tecniche sono inaspettate: un paio di pantaloni di pelle blouson ha un elastico in vita; un paio di jeans in denim è reinventato in duchesse di seta stone washed e impreziosito da lucchetti dorati pendenti.
I tessuti sono altrettanto fantasiosi e dirompenti: insieme a faille di seta, pelle modellata e taffetà fresco e asciutto, c'è anche velluto di seta accoppiato al neoprene e un abito a colonna drappeggiato in sinuoso jersey di seta.
Eppure, per quanto tutto ciò possa sembrare irriverente, in realtà segue l'eredità della maison e della sua fondatrice. Elsa era grande anche con tecnica: amava il tessuto e amava soprattutto le innovazioni tecniche.
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È stata la prima stilista a utilizzare tessuti sintetici; è stata la prima a incorporare cerniere di plastica nel suo lavoro. La sua ambizione era quella di sperimentare, di essere disobbediente, in tutte le cose: fabbricazione, forma, colore, iconografia.
A tal proposito, abbiamo fatto riferimento a molti dei codici sartoriali che ha inventato, sia direttamente che indirettamente.
La nostra mantella di lana intrecciata, impreziosita da migliaia di perline dorate, richiama il suo velo con cappuccio del 1938 ricamato per sembrare dei capelli.
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Vedrai anche il suo caratteristico lucchetto, rinterpretato qui come una minaudière dal guscio duro; il suo metro, gonfiato in uno strascico di seta è esagerata ed abbellita.
Una cosa che un atelier di moda può fare in modo univoco sono gli abbellimenti e questi abiti sono gli esempi abbaglianti dell'arte del ricamo e delle perline.
Ho sempre ammirato il modo in cui Elsa ricamava i pezzi: in un'epoca in cui il ricamo aveva una qualità sussurrata, quasi recessiva, i suoi erano barbari e caparbi. Ho cercato di portare lo stesso spirito in questa collezione; qui, il ricamo ha una sensazione quasi grezza: è trattato come una decorazione, quasi come un gioiello: la mano dell'artigiano che lo ha realizzato è inconfondibile. È un complemento adatto alle stesse silhouette, che hanno lo stesso tipo di audacia.
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La parola "magia" è spesso usata quando si parla di couture. Ed è magico. Ma dietro la magia c'è una mano umana e una dedizione umana. Questa collezione è un tributo sia al lavoro che sta dietro la magia, sia alla magia stessa."....Daniel Roseberry
